Roberta-Brorrelli-Make-Your-Home

COME DESCRIVERE ROBERTA, ALIAS MAKEYOURHOME?

Roberta Borrelli è un vulcano: solare e pacata, ma con un universo di creatività, conoscenza e competenza pronti ad esplodere che si percepisce subito, già dalle primissime parole scambiate con noi. 

Una laurea in architettura, esperienze europee in cui ha conosciuto la diversità e nuove culture di cui ha fatto tesoro. Da qui l’intuizione di unire storytelling e architettura come nessuno aveva mai fatto prima: nel 2012 nasce “Makeyourhome“, una piattaforma in cui Roberta racconta se stessa e i suoi progetti, dai primi passi a lavoro concluso. Un racconto intimo ed originale di una grande passione, che passa dalla descrizione dei materiali al mood confortevole di case create da lei stessa con amore. E la “poetica dell’abitare”, come da lei viene definita, la vediamo nell’intervista che ci ha rilasciato, subito dopo aver scelto la sua Freya, dai toni tenui e delicati, elegante solo come la nuova proprietaria sa essere. 

DOVE UTILIZZERAI LA NUOVA FREYA?

La userò vicino al mio scrittoio. Nel mio studio è presente un grande tavolo da lavoro, di quelli da architetto con i cavalletti che si alzano, quindi non sarebbe adeguata per questa soluzione. Ho poi un piccolo scrittoio in cui mi piace rifugiarmi: è l’angolo nel quale mi dedico a progetti di scrittura, quindi Freya è sicuramente più adatta a quel contesto. Sarà quindi in studio, non a casa. 

Qual è, secondo te, la caratteristica indispensabile che ti porta a scegliere una sedia nella progettazione di uno spazio?

Io in realtà non penso che ci sia una caratteristica indispensabile, perché ogni casa ha il suo mondo, sia di esigenze che di stile. Le sedie sono innumerevoli, e in innumerevoli modi si sposano con l’esigenza di ciascun cliente. Probabilmente, come dicevo prima, la caratteristica di avere una scocca unica viene richiesta da moltissime persone che mi chiedono una consulenza di progettazione, quindi è una possibilità che si può ricreare in molti scenari domestici.

Qual è secondo te il cambiamento di trend più visibile nel progettare un luogo, un ambiente, pubblico o privato?

Al giorno d’oggi di cambiamenti ce ne sono tanti… Ho da poco terminato un workshop chiamato “Le case che saremo”. 

Io però non credo tanto al cambiamento della casa: l’immaginario collettivo pensa che le abitazioni di domani avranno metrature più ampie, mentre io suppongo che le case di oggi saranno esattamente come quelle di domani. 

Credo piuttosto che inizieremo a progettare ambienti polifunzionali, perché il grande cambiamento che abbiamo avuto in questi anni (dagli anni 70 ad oggi, non recente passato) è che gli spazi si sono ridotti, ma le funzioni che svolgiamo dentro la casa sono effettivamente aumentate. 

E’ quindi indispensabile ricreare degli arredi che ci permettano di svolgere anche queste nuove funzioni, che prima erano inesistenti, in uno spazio minore. 

Una volta non avremmo mai trovato uno scrittoio in una camera da letto, mentre oggi molti hanno lo studio in camera. Ho visto tantissimi progetti anche qui al Fuorisalone, ad esempio il piedistallo per sorreggere il cellulare,utile a guardare le ricette mentre si cucina, ad esempio. Iniziamo quindi a progettare elementi per funzioni che una volta nemmeno immaginavamo.

Penso che avremo sempre una casa con cucina, bagno e camera da letto, spero e credo che ciò non cambi mai, ma piuttosto credo che cambieranno gli elementi che all’interno di una casa ci aiutano a relazionarci con le funzioni che svolgiamo nella  casa stessa.

Descrivi in una parola (se lo desideri, legata all’architettura o al design), il Supersalone 2021?

So che ci sono delle scuole di pensiero del design che ci vogliono portare in una direzione, che è quello della durabilità del prodotto, in cui io non credo molto; vedo però che il design sta esplorando concretamente questa possibilità. 

Io non ci credo, perché sono nata con la generazione del cambiamento, e se ci vogliono convincere che il design è sostenibile sono con la durabilità dell’oggetto devono dare il tempo a noi, generazione nomade, di cambiare le nostre abitudini; solo in questo modo inizieremo a capire l’utilità di un oggetto che resiste allo scorrere degli anni. 

Durabilità e sostenibilità sono i due termini su cui il design sta spingendo, anzi, sostenibilità in termini di durabilità, ma io in questi termini ho poca fiducia.

Penso invece che si debba trovare un equilibrio; mi piace pensare che la casa abbia una percentuale di elementi che giocano il 50% sul costo, al 30% sul design italiano e un 20% di recupero dal mondo del vintage (recuperare un prodotto del passato è altrettanto sostenibile!). 

Preferisco di gran lunga comprare tanti piccoli prodotti, come per esempio una teiera fatta a mano appositamente per me da un’artigiana; un prodotto che ha favorito l’artigianato italiano sostenibile, non prodotto in serie, e solo mio. Un altro esempio può essere una coperta fatta da un lanificio calabrese, ma anche oggetti utili che metto in borsa, così unici nel loro genere. Diciamo che il pezzo fatto a mano è quello che mi emoziona di più, magari lo valuto in termini di design in una dimensione più piccola.

Per seguire tutti i progetti di Roberta (o per chiederle una consulenza sul vostro progetto di arredo!), scoprire la sua innata delicatezza e la sua passione attraverso immagini e parole che la rappresentano, potete trovarla qui:

Blog: www.makeyourhomestudio.com/ 

Instagram: @make_your_home

Pinterest: www.pinterest.it/robertaborrelli/_created/

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